Nippon. Storia del popolo giapponese by Carlo Formichi

Nippon. Storia del popolo giapponese by Carlo Formichi

autore:Carlo Formichi [Formichi, Carlo]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Sedici Raggi
editore: Idrovolante
pubblicato: 2019-11-26T08:24:04+00:00


primi contatti con gli europei

L’anno 1543 alcuni portoghesi diretti a Macao sopra una giunca cinese furono spinti da un tifone verso il nord e sbarcarono nell’isola di Tanegashima. Accolti benevolmente mostrarono i loro archibugi che fecero la più grande impressione sui nipponici. La nuova arma fu presto imitata e nei secoli posteriori si chiamò Tanegashima. I portoghesi residenti sulla costa cinese e in Malesia, informati dello sbarco dei loro connazionali in Giappone, si affrettarono a dirigere le prue dei loro mercantili verso i porti di Kiushu.

Alcuni di questi commercianti portoghesi già prima del 1549 s’erano spinti fino a Kyoto. Fondata la Compagnia di Gesù nel 1540, Francesco Saverio, missionario gesuita spagnuolo, aveva convertito nella Malacca un giovane navigante giapponese e quando questi tornò a Kagoshima sua città natale, Francesco Saverio si unì a lui e cominciò subito a predicare la nuova fede. Ciò accadeva l’anno 1549. Il Cristianesimo fece rapidissimi progressi, centocinquanta giapponesi ricevettero il battesimo e Francesco Saverio, incoraggiato e protetto dai grandi principi di Kyushu, quali Otomo, Omura e Arima, incontrò il più felice successo non solo nello Hirado, ma in tutto il Giappone occidentale. Francesco Saverio lasciò il Giappone nel 1552, ma altri padri gesuiti proseguirono l’opera sua.

Quasi contemporaneamente ai portoghesi sbarcarono nel Giappone gli spagnuoli e gli uni e gli altri furono chiamati dai nipponici i barbari del sud mentre agli olandesi ed agli inglesi sopraggiunti più tardi diedero il nome di capelli rossi.

Dal 1543 al 1630, vale a meno d’un secolo, durò un attivo commercio tra questi europei e i giapponesi. Nuovi cibi, farmaci, strumenti musicali, animali domestici furono così conosciuti dai nipponici insieme alle armi da fuoco e al Cristianesimo. Impararono anche l’arte della stampa, a fumare e a mangiare patate che gl’inglesi importarono da Ciava nel 1615. I Gesuiti a Kyoto continuavano a convertire gente finchè nel 1568 furono ammessi alla presenza di Nobunaga che, nemico dei buddhisti, li ricevette con grande affabilità e li protesse fin all’ultimo giorno della sua vita.

Una relazione dei Gesuiti a Roma del 1582 documenta che i convertiti ammontavano a centocinquantamila. Già nel 1568 era stata edificata a Kyoto una chiesa chiamata Nanbanji ossia tempio dei barbari del sud, nelle città dell’isola di Kiushu e a Azuchi, residenza di Nobunaga, c’erano vari Collegi e Seminari, ma nel 1581 le chiese raggiunsero il numero di duecento e ben cinquantanove missionari si trovavano in Giappone intenti a convertire quante più persone potessero. I grandi principi di Kiushu, Otomo Omura e Arima, scelsero dei giovani figli di famiglie principesche per mandarli ambasciatori a Roma. Nel febbraio, del 1582 si imbarcarono e raggiunsero Lisbona nell’agosto del 1584. Da Lisbona si recarono a Madrid, dove furono, ricevuti da Filippo II, e infine arrivarono a Roma e fu loro concessa una udienza dal Pontefice Gregorio XIII.

Tornati in patria i giovani giapponesi pieni di speranza e di fiducia poterono concludere assai poco, perchè trovarono la scena cambiata, il Cristianesimo fortemente sospettato come un pericolo politico e i padri Gesuiti perseguitate e scacciati. Lo stesso malinconico risultato raccolse l’ambasceria mandata a Madrid del Sendai.



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